Da giorni non riesco a chiudere occhio, di giorno le voci dei soldati mi tengono sveglia, mentre di notte il rumore del dolore e della fame dei parigini in piazza non mi fa addormentare. Sono le cinque di mattina e si sentono le voci dei soldati che continuano a urlarsi da un capo all'altro della linea di controllo. Dormo nella casa della mia signora che si trova difronte alla Bastiglia. Ci sono pochissimi prigionieri, non capisco come mai continuino a tenerla aperta. La mia padrona dorme profondamente, penso che non senta le voci fuori dalla finestra. Odio tutto questo. Odio il re e quella specie di donna confetto di sua moglie, odio i ricchi e tutto il loro stupido sfarzo.
La mia signora si è alzata e mi sta urlando dalla sua stanza di smettere di poltrire come una chioccia e di prepararle qualcosa di caldo da mangiare. Obbedisco ovviamente, preferisco fare qualcosa piuttosto che rigirarmi nel pagliericcio che è il mio letto, pensando a quali potrebbero essere le conseguenze del fermento che sta avendo il terzo stato. Preparo un infuso molto rilassante, nella speranza che quella racchia si addormenti di nuovo e che mi lasci il tempo di andare al mercato per comprare qualcosa da mangiare, anche se ho l'impressione che dovrò restarmene qui per molto tempo, i soldati sono davvero troppi, credo che la cosa sia più grave del previsto.
L'infuso è pronto e lo porto alla mia signora. Dopo che lo ha trangugiato tutto d'un fiato si riaddormenta. Beata lei che può permettersi il lusso del riposo. Sono certa di non riuscire a riprendere sonno e quindi mi vesto e armata di cesto per gli acquisti sgattaiolo in strada. Appena uscita, sento l'odore acre del fumo penetrarmi nei polmoni. Non sopporto più la pressione di questi giorni. Sono le otto e sono riuscita a raggiungere il mercato. Gente che viene e che va in tutte le direzioni, bisogna avere esperienza per non perdersi in quel labirinto. Acquisto qualche uova e della frutta. Al banco del formaggio sento un uomo che parla con una donnina. Le dice che oggi all'una e trenta attaccheranno la Bastiglia. Non posso crederci, sono in pericolo! Sono terrorizzata, ma allo stesso tempo elettrizzata. Forse è arrivato il momento in cui la mia vita prenderà una svolta.
Torno a casa e sono più felice. La mia signora con il suo solito broncio mi accoglie con una bastonata sulle dita, mi dice che sono in ritardo e che faccio schifo come al solito. Non ci faccio caso, la mia testa è al mercato, sto ancora pensando all'idea che attacchino la Bastiglia. Ho molta paura.
Sto preparando il pranzo, tra una lamentela della racchia e l'altra. Le preparo delle uova cotte, sicuramente non le andrà bene. L'unico pensiero che non mi fa sbatterle in testa la padella è il fatto che forse questa è l'ultima volta che dovrò cucinare per lei. Apparecchio la tavola, mi impegno, dato che è l'ultima volta. La gallina sembra apprezzare, un po' mi spiace per lei, il suo magico mondo sta per crollare. Improvvisamente non ho più paura né di lei né di nessun altro. E' l'una. Sento un rintocco lontano. I parigini sono in fermento. Vedo la Bastiglia, non è diversa dal solito, ma nell'aria c'è qualcosa, me lo sento. La mia padrona ha finito di mangiare, ora va a dormire di nuovo, mi dice di svegliarla alle tre perché deve andare ad un incontro con le altre sue amiche galline. Annuisco, ma oggi non ascolto in realtà quello che mi dice, sono certa che sia l'ultima volta che vedo il suo viso da maiale.
Prendo una sedia e la metto accanto alla finestra, mi preparo un po' di frutta da mangiare. Mi siedo e osservo la strada. Però un pensiero mi sfiora: anche se attaccassero la Bastiglia, e i ricchi iniziassero a perdere potere, cosa cambierebbe? La mia vita sarebbe diversa? La mia padrona scapperà??
Decido di scendere in piazza, nella speranza che un qualche miracolo mi sottragga a questa prigionia.
Sento delle voci, anzi delle urla. Ecco ci siamo: i rivoltosi stanno attaccando. Sta succedendo troppo in fretta...non sono pronta!!! Persone munite di armi casalinghe arrivano come un fiume in piena sulla piazza della Bastiglia. Sono felice, corro con loro, ma non ho nulla con me.
Inizio ad urlare, urlo tutta la rabbia che ho sempre represso, per tutte le bastonate che mi hanno dato senza un motivo, per tutte le cose che mi sono state tolte e per tutti i sacrifici che ho fatto nella mia vita. Possono anche uccidermi questi soldati, anzi vorrei, voglio morire come donna libera.
Sono in prima fila, sono certa che mi uccideranno. Mi faccio avanti. Qualcosa mi colpisce. Un proiettile penso. Cado, ma da parigina libera da tutti questi schifosi vermi schiavi dei soldi.
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